Caterina nasce a Siena nel rione di Fontebranda (contrada dell'Oca) il 25 marzo 1347. E' la ventitreesima figlia del tintore Jacopo Benincasa e di monna Lapa Piacenti.  Fin da piccola Caterina frequenta i frati Predicatori della basilica di San Domenico, poco distante dalla sua casa. Ben presto riceve delle visioni e delle illuminazioni interiori su Dio e il suo mistero. Durante l’infanzia, ottiene dal padre il permesso di poter avere una cella tutta sua dove dedicarsi alla preghiera e praticare le mortificazioni corporali che la fanno sentire più vicina a Cristo.

S. Caterina e una devota (A. Vanni, discepolo della santa - 1390, Siena)

A sedici anni veste l’abito delle Mantellate, donne per lo più anziane o vedove ritirate in monastero, che da terziarie seguono la spiritualità domenicana. La scelta di Caterina costituisce una novità per il suo tempo: veste l’abito e decide di restare in famiglia. Si potrà così dedicare a opere di carità come l’assistenza ai malati e ai poveri e occuparsi di questioni civili ed ecclesiali con una libertà di movimento inusuale per le donne della sua età e del suo periodo storico. Caterina vive, infatti, in un’epoca in cui non è facile “essere donne”: la loro nascita, non era neanche annotata nei registri comunali. Le donne non avevano parola, né istruzione e la loro giornata si svolgeva tra le faccende di casa e la vita di pietà. Anche le religiose, nel 1300, erano costrette alla clausura e impossibilitate a compiere un servizio attivo all’interno della chiesa e della società.  Caterina coniuga profeticamente l’unione mistica con Dio all’instancabile attività sociale e politica.

“Chi possiede l’amore di Dio, vi trova tanta gioia che ogni amarezza gli si trasforma in dolcezza, e ogni gran peso gli si fa leggero. Non c’è da stupirsene, perché, vivendo nella carità, si vive in Dio:.. Devi, poi, divenire amore, guardando l’amore di Dio, che ti ha così tanto amata, non per qualche obbligo che avesse con te, ma per puro dono, spinto soltanto dal suo ineffabile amore. Corri, Bartolomea, e non star più a dormire, perché il tempo corre e non aspetta un solo attimo! Rimani nel dolce amore di Dio.” (Lettera n. 165 a Bartolomea, moglie di Salviato da Lucca)

	S. Caterina (M. Flandrin, 1933 affresco - Parigi))

Caterina ha il carisma straordinario di generare intorno a sé una “famiglia”: un drappello di laici, religiosi, donne e uomini che si nutrono della sua spiritualità e riconoscono in lei una madre.  In questo cenacolo, speciale importanza hanno quattro o cinque laici, quasi tutti senesi e di nobile estrazione, che si possono considerare i segretari della santa. Questi discepoli trascrissero sotto dettatura molte delle sue Lettere, le  Orazioni e “Il Dialogo della Divina Provvidenza”, il libro che raccoglie i suoi colloqui con Dio, dettati a volte, mentre si trovava in estasi.

 “O amore ineffabile,...fermasti l’occhio tuo nella bellezza della tua creatura, della quale tu come pazzo ed ebbro ti innamorasti, e per amore la traesti di te dandole l’essere alla immagine e similitudine tua” (Orazioni, 4 - L'amore che vince ogni ostacolo)

Caterina cercò di riportare la pace in seno alle famiglie e alle città: a Pisa, a Lucca, Genova; fra il Papato e la città di Firenze; a Volterra riesce a sedare i conflitti fra due famiglie, una guelfa e l’altra ghibellina.  Per queste ragioni viaggia molto, accompagnata dal suo direttore spirituale e agiografo Raimondo da Capua e altri discepoli. Non tutte le sue missioni hanno successo, ma lei non si stanca di incitare alla giustizia i governanti:

“ (Il reggitore) vive onestamente, sovvenendo al prossimo suo, o suddito o signore che sia, in ogni necessità: quanto gli è possibile, dà del suo, e non toglie l’altrui; fa ragione al piccolo come al grande; e al povero come al ricco, secondo che vuole la vera giustizia….e non tanto che egli serva chi ‘l serve, ma egli ama, e fa misericordia a chi l’ha disservito.”   (Lettera n. 349 ad alcuni comandanti militari della Repubblica di Roma)

Icona - Fr. Robert Lenz, ofm

Nel 1376, accade l’evento più noto: Caterina contribuisce al ritorno di papa Gregorio XI a Roma. Va ad Avignone, lo incontra e intesse con lui una fitta corrispondenza: “Su virilmente Padre! Chè io vi dico che non bisogna temere! Voi dovete venire. Venite dunque.” (Lettera n. 233). Caterina inizia le sue lettere con la formula "serva de' servi di Gesù Cristo". 

Si sente un po’ anch'essa a capo della Chiesa, è quasi fosse "una madre universale della Cristianità". Si impegna per la riforma della Chiesa scrivendo e visitando Urbano VI, successore di Gregorio XI: “Oimè, Babbo mio, poneteci rimedio.., come vero pastore, ..reformate il giardino della vostra Sposa, di buone e virtuose piante, attendendo di scegliere una brigata di santissimi uomini, in cui troviate virtù, e non temano la morte”.  (Lettera n. 291)

Caterina si sente infiammata dall’amore di Dio, è consapevole del mandato apostolico che ha ricevuto ed agisce da donna ardita e sapiente. E’ una profetessa itinerante che apre una strada originale di matriarcato spirituale:

“Cristo mi dava la croce in collo e l’olivo in mano e così diceva che io la portasse a un popolo e  all’altro …allora io godevo ed esultavo; e tanto era vestita di certezza del tempo futuro, che mel pareva possedere e gustare” (Il Dialogo).

	S. Caterina  (F. Messina, 1961 Castel Sant’Angelo - Roma)

Muore a Roma nel 1380 ed è canonizzata nel 1461 dal papa senese Pio II.
Nel 1939 Pio XII la dichiarerà Patrona d’Italia con Francesco d’Assisi. Nel 1970 avrà da Paolo VI il titolo di Dottore della Chiesa e, infine, Giovanni Paolo II, nel 1999, l’ha proclamata Patrona d’Europa insieme a S. Brigida di Svezia e S. Benedetta della Croce (Edith Stein).

sr. Marina Triglia sfp

Pubblicato: 03/03/2022