Edith Stein - Santa Teresa Benedetta della Croce

 

“L'essenza più intima dell'amore è la donazione. Dio, che è amore, si dona alle creature che egli stesso ha creato per amore”

edith 01L'Autrice di questo pensiero è Santa Teresa Benedetta della Croce, al secolo Edith Stein, uno dei più autorevoli esponenti del panorama filosofico del '900.
Nata a Breslavia il 12 ottobre 1891 da genitori ebrei, ben presto rimase orfana di padre e ebbe nella figura della madre il suo riferimento e il modello di donna forte, animata da grande fede.
L'incontro con il fenomenologo Husserl diede vita ad una collaborazione filosofica e umana molto profonda. Oltre a riordinare gli infiniti appunti del maestro, Edith cercò sempre di stabilire con lui un contatto umano: fu per lui un ponte con l'esterno nei periodi di maggior chiusura del filosofo, e fu anche uno sprone insostituibile perché egli continuasse a pubblicare i frutti delle sue ricerche sempre molto voluminose e disordinate.
In questo ruolo che ebbe con Husserl è possibile riscontrare le peculiarità che la filosofa riconosceva all'animo femminile. Per la donna, ella scrive, “la duplice funzione di compagna dell'anima e di madre delle anime non è limitata agli stretti confini dei rapporti matrimoniali o materni, ma si estende a tutti gli esseri umani che entrano nel suo orizzonte”

La riflessione sulla vocazione specificamente femminile occupa gran parte della ricerca della Stein. La donna è portatrice di un'umanità differente da quella dell'uomo: va considerata l'originaria differenza tra uomo e donna, proprio a partire dalla definizione scolastica di anima come "forma di un corpo vivente": uomo e donna hanno corpi morfologicamente e funzionalmente diversi tra loro e, alla diversità dei corpi, è ragionevole far corrispondere una diversità nelle "anime". La donna è educatrice e generatrice di vita per vocazione, sul modello dell'Immacolata Madre di Dio.

Edith stessa si dedicò con impegno e dedizione all'educazione delle ragazze; era convinta, infatti, che soltanto una donna pienamente matura potesse educare ad una genuina femminilità. Il fulcro dell'animo femminile sta nell'affettività, che va dunque collocata al centro dell'educazione femminile.

edith 03Sul piano concettuale, il rapporto con Husserl si tradusse in un approfondimento da parte della Stein dei principali assunti della fenomenologia, fino alla sua applicazione in uno dei suoi concetti più profondi: l'empatia. Per la Stein l'empatia è la possibilità, filosoficamente fondata, di una comunione tra le persone, che consenta di assumere il vissuto di un soggetto altro da sé ed ampliare in tal modo la conoscenza di sé e del mondo.
 A questa visione dell'empatia Edith avrebbe fatto riferimento descrivendo il valore della mistica: i mistici possono godere, nella loro conoscenza di Dio, del vissuto proveniente da un'esperienza vissuta in prima persona.

Il punto di svolta nella vita di Edith fu rappresentato dall'incontro con la biografia di Santa Teresa d'Avila nell’estate del 1921. Viene raccontata dalle parole della prima biografa di Edith, sr. Teresa Renata Posselt: “Senza scegliere, presi il primo libro che mi capitò sotto mano: era un grosso volume che portava il titolo 'Vita di S. Teresa d'Avila’, scritta da lei stessa. Ne cominciai la lettura e ne rimasi talmente presa, che non l'interruppi finché non fui arrivata alla fine del libro. Quando lo chiusi, dovetti confessare a me stessa: 'Questa è la verità!”    
 
edith 02La continua ricerca della verità e l'incontro con la spiritualità di Santa Teresa portarono Edith alla conversione, culminata con l'entrata nel Monastero delle Carmelitane Scalze di Colonia nel 1933. Fu l'inizio, a 42 anni, di una nuova vita, in cui la sete della verità diventò sete dell'incontro con Dio.

Lo stretto rapporto con la Fondatrice emerge da uno degli scritti di sr. Teresa Benedetta della Croce: Il Castello Interiore; si tratta di un commento all' omonima opera di Santa Teresa. In essa è descritto l'itinerario che l'anima può compiere al suo stesso interno, paragonato ad un castello, per giungere fino alla stanza più profonda, la settima, quella dell'unione sponsale con Dio. Edith, a differenza di Teresa, non considera soltanto la preghiera una valida via per intraprendere questo percorso, ma anche la conoscenza, poiché la ricerca stessa della verità è già ricerca di Dio.

Nel "castello" della propria anima si entra mossi dalla ricerca della verità, che ha come primo passaggio la conoscenza di se stessi, grazie al rapporto con gli altri e con Dio. Proprio l'incontro con Dio, a tu per tu, definito appunto "mistico" è il fine e il culmine della ricerca dentro se stessi. Solo nella stanza profondissima della propria interiorità, alla quale nessun altro, neppure il maligno, può accedere, è possibile l'incontro personale con Dio.
Per poter giungere a tale unione è però necessario un cammino che passa inevitabilmente per la croce. A questo punto, sul modello di San Giovanni della Croce, alla cui spiritualità dedica l'ultima sua opera, Scientia Crucis, Edith comprende che solo il sacrificio del proprio ego può condurre all'unione con Dio. Non può essere un cammino privo di tormento, perché è doloroso far morire se stessi per poter pienamente accogliere Dio, ma qualsiasi peso e qualsiasi dolore diventano poca cosa, quando sono mossi dall'amore e dalla gioia che dona l'esperienza mistica, intesa come vissuto, dunque fatto certo ed indubitabile, dell'incontro personale con Dio.
    
Proprio l'amore per Dio, che si trasforma inevitabilmente in amore per il prossimo, caratterizzò gli ultimi tempi della vita di Edith, che si concluse tragicamente nel campo di sterminio di Auschwitz, ove morì il 9 agosto 1942. Le testimonianze sugli ultimi giorni della sua vita sono concordi nel dire l'atteggiamento caritatevole di Edith verso i suoi compagni di prigionia e, al tempo stesso, il suo grande slancio d'amore verso Dio.
La sua posterità spirituale e filosofica è immensa e lascia lo stupore, a chiunque vi si accosti, di trovarsi di fronte ad una donna, ebrea, filosofa, religiosa, santa ed anche dottore della Chiesa, che senza rinnegare gli strumenti della conoscenza giunge a desiderare e a raggiungere i più profondi traguardi dell'unione mistica con Dio.

“Già ora accetto con gioia, in completa sottomissione e secondo la Sua santissima volontà, la morte che Iddio mi ha destinato. Io prego il Signore che accetti la mia vita e la mia morte ... in modo che il Signore venga riconosciuto dai Suoi e che il Suo regno venga in tutta la sua magnificenza per la salvezza della Germania e la pace del mondo...” …“Credo in Dio, credo che la natura di Dio è Amore, credo che nell’amore l’uomo esiste, è sostenuto da Dio, è salvato da Dio”.

Antonella Doninelli

Pubblicato: 06/03/2020

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