L’Assemblea Plenaria dell’UISG 2013
E’ appena terminato quello che è stato definito il Sinodo delle Donne Consacrate, la più grande e significativa Assemblea Internazionale Femminile della Chiesa Cattolica. Convocata ogni tre anni dall’Unione Internazionale delle Superiore Generali (UISG), l’Assemblea Plenaria si è svolta a Roma, dal 3 all’ 8 Maggio, con la presenza di più di 800 Ministre Congregazionali, provenienti da 76 Paesi e rappresentanti delle quasi 800.000 donne consacrate di vita attiva presenti in tutto il mondo.
Il tema “Ma tra voi non sia così: il Servizio dell’autorità secondo il Vangelo” è stato approfondito secondo diverse angolature da relatrici, per la prima volta tutte donne, che hanno espresso le varie culture: Asia, Africa, Europa, Nord-America, America del Sud.
È difficile fare una sintesi dei contenuti proposti che comunque vi invito a consultare sul sito UISG Vidimus Dominum la cui responsabile è la nostra sr. Giannica Selmo.
Personalmente sono stata colpita dalla presentazione della prof. Costacurta sull’autorità nella Bibbia, centrata sulle figure di Vasti e Ester. Vasti sente di non volersi più piegare al volere del Re che le chiede di comparire al banchetto per mostrare la sua bellezza. Come punizione per la sua disobbedienza viene allontanata dalla corte. Ester, prescelta per la sua bellezza come nuova Regina, entra alla corte senza rivelare la sua vera identità ebraica. Ester fa il suo percorso intimo di identità personale che la porta ad identificarsi con il suo popolo, bisognoso di salvezza. Comprende la sua vocazione e porta il servizio al suo popolo fino alla fine, fino al rischio della propria vita.
Usando con il Re tutte le sue doti: intuito, pazienza, acutezza, furbizia, Ester riesce nel suo intento, salva il popolo e anche se stessa.
La domanda su cui siamo state chiamate a riflettere è: quali sfide riconosciamo nella maniera di vivere l’autorità secondo lo spirito evangelico? Secondo quanto ho osservato nei giorni insieme, la prima sfida è quella innanzitutto di riconoscere tutta la portata, la dignità e la vocazione profetica della dimensione carismatica, che rappresentiamo come consacrate, e adottare lo stile di autorità adeguato al servizio, e non al privilegio e dominio, delle nostre comunità. Ma questo non basta.
Oggi credo che la chiamata al servizio dell’autorità sia molto più ampia e valichi i ristretti confini dei nostri singoli istituti.
Solo creando ampi legami tra tutte noi, donne consacrate, potremo veramente rappresentare quella dimensione carismatica della Chiesa che, come ci ricordava il Card. Braz de Aviz, è chiamata a mettersi in dialogo con la dimensione gerarchica, non in posizione di inferiorità, ma in quanto co-essenziali alla Chiesa stessa.
Per arrivare a questa consapevolezza di una missione più ampia credo abbiamo bisogno di:
- avere accesso ai mezzi adeguati, quali educazione, beni materiali, autonomia, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo;
- poterci esprimere con la creatività e l’audacia del nostro essere donne, consapevoli del contributo che possiamo offrire;
- stabilire le nostre proprie linee di azione con l’autonomia necessaria, per metterci in ascolto di quanto i poveri ci stanno chiedendo di fare, considerandoli sacramento della volontà di Dio per noi.
Un aspetto molto importante della Plenaria sono state le Comunicazioni, sia da parte delle Conferenze Nazionali, stavolta quella Nord Americana (LCWR) e Brasiliana, sia da parte di alcuni progetti sponsorizzati dall’UISG, quali Talitha Kum (Human Trafficking), Solidarity with South Sudan e la Commissione JPIC. Sr. Florence Deacon, OSF, a nome di LCWR, ha avuto il difficile compito di chiarire come sta procedendo la valutazione dottrinale promossa dalla Congregazione per la Dottrina della Fede.
Ho trovato la sua Comunicazione onesta, franca e certamente sofferta. Avrete letto dai giornali probabilmente i commenti più svariati, ma quello a cui abbiamo assistito in quella sala è stato in altre parole chiamare per nome quello che sta succedendo: una grande incomprensione di fondo e, a mio avviso, l’uso sproporzionato di mezzi di “correzione” che avrebbero potuto lasciare il posto a sistemi più adeguati e moderni.
Ho seguito naturalmente con molto interesse anche la comunicazione di sr. Marian Ambrosio, IDP, per la Conferenza della Vita Religiosa in Brasile. Parlando della vita delle donne consacrate oggi, sr. Marian ha condiviso il fatto di sentirsi sfidata dalla seguente domanda: Qual è il nostro posto di donne consacrate nella Chiesa Brasiliana e nel mondo? In un tempo in cui il Governo e la Chiesa Istituzionale si occupano di numerose aree di servizi che un tempo erano nelle mani delle religiose, noi ci troviamo nella posizione di perdere il senso della nostra missione. La sfida è quella di ricominciare daccapo, a partire da quegli spazi dal simbolismo teologico, fuori dal Tempio, dove Gesù non è stato ancora annunciato. Non ci si può accontentare di un ruolo di supplenza, nè dello Stato, nè della Chiesa... Samaritane sì, ma per continuare a mostrare, da discepole, il volto misericordioso di Gesù.
La Plenaria si è conclusa con l’Udienza privata con il Vescovo di Roma, Papa Francesco. Sono stati 20 minuti molto intensi, difficili da qualificare, soprattutto perchè tante erano le aspettative in molte di noi.
Ciò che il mio cuore ha colto è stato senza dubbio l’attenzione e l’apprezzamento del Papa per la vita religiosa femminile e l’incoraggiamento ad andare avanti nel vivere sulla scia dei nostri Fondatori/trici. Allo stesso tempo, in alcuni passaggi del suo discorso, ho sentito un dolore acuto e ho pensato: il Papa sta parlando di una idea di donna consacrata che rispecchia solo parzialmente come noi sentiamo la chiamata a vivere la vita consacrata... non sa chi siamo diventate proprio a contatto con quelle periferie esistenziali di cui lui parla... E ho preso coscienza, in quel breve lasso di tempo nell’Aula Paolo VI, che come donne consacrate stiamo partecipando in qualche modo alla condizione dei senza-voce, di coloro che non hanno luoghi appropriati per potersi esprimere, essere ascoltati in quella che è la loro verità. Verità indubbiamente parziale, ma la nostra verità.
E allora, quale può essere la risposta di noi, figlie di m. Francesca, a questa piaga della nostra Chiesa? Penso al tema del nostro prossimo Capitolo Generale: «Liberiamo l’energia di guarigione di Cristo!» e sento ancora più forte la chiamata ad impegnarci per condividere le nostre storie, per attivare il potenziale del nostro carisma, senza bloccarlo con le nostre esitazioni, nella fede che possa contribuire al mandato francescano di riparare la Chiesa in quelle parti vitali in cui ha bisogno di rigenerarsi.
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Sr. Tiziana Merletti, SFP
Pubblicato: 27/06/2013